Il chakra delle emozioni

Il secondo chakra, Svadisthana, si trova nella parte inferiore dell’addome, nel plesso sacrale, ed è associato a: emozioni, desiderio, piacere, bisogno, movimento, sensazioni. Il colore del secondo chakra è l’arancione ed è rappresentato dall’acqua, informe e fluida, che scorre via se non contenuta, ma diventa stagnante se il contenimento è eccessivo e quindi non può scorrere.

I sensi sono il collegamento tra mondo interiore e mondo esteriore. 
I sensi danno significato alla nostra vita. Sensi ed emozioni determinano la nostra esperienza e creano i nostri valori.

E cos’è che ci porta a prestare attenzione ai nostri sensi? Il piacere.

Il piacere ci connette al presente, ci fa sentire vivi, ci rende ricettivi e ci spinge a “vivere”. E questo ci permette di fluire, di muoverci, di lasciar scorrere l’energia, il prana. Se neghiamo il piacere, se controlliamo le nostre emozioni, se neghiamo le nostre sensazioni, il flusso della forza vitale è limitato, bloccato. Quando il piacere viene negato, una parte essenziale di noi si spegne, e il secondo chakra si blocca, l’energia non fluisce.
Se non riconosciamo questo aspetto della nostra umanità, ci mancherà una parte di noi. 
E questo comporta rigidità di pensiero e nel corpo, una disconnessione dal mondo.

Ecco il secondo chakra è connesso al diritto di percepire e provare piacere. Se il piacere viene negato, alla lunga sentiamo di perderne diritto e si instaura in noi un senso di colpa ogni volta che lo desideriamo. Ci vergogniamo di una parte di noi, quella parte connessa al desiderio. E questa colpa che nasce è proprio il demone del secondo chakra. La colpa mina il naturale flusso dell’energia nel corpo e ci impedisce di manifestarci, inibendo la nostra connessione emotiva.

Le emozioni sono il linguaggio dell’anima, e questo linguaggio parla attraverso il corpo. Per questo, da un lato dobbiamo essere presenti e consapevoli del corpo, altrimenti non capiremo questo linguaggio, e dall’altro dobbiamo portare attenzione a quelle emozioni, ascoltarle e lasciarle libere dentro di noi.

Il compito del secondo chakra è allora quello dell’autogratificazione, attraverso l’ascolto delle emozioni e delle sensazioni. Non possiamo prescindere dal nostro ascolto interiore, dall’ascolto della nostra identità emozionale. In primis allora dobbiamo sentire il nostro corpo, e da lì saremo in grado di scoprire e ascoltare le emozioni, che stanno sotto la superficie del corpo e che possiamo concepire come veste dei nostri sentimenti. L’identità emozionale amplia l’esperienza del corpo e gli dà dimensione e struttura.

E qual è il carburante di tutto ciò? È il desiderio. Senza desiderio non riusciamo a fare lo sforzo necessario per ottenere quello che è difficile. Il desiderio, combinazione di sensazione, emozione e sentimento. E se negato e non riconosciuto, può diventare invece il limite più grande.

Dobbiamo reclamare tutte le nostre parti, reclamare le ombre nascoste dentro di noi. L’ombra è un’energia repressa, un aspetto di noi bloccato nell’inconscio, un’emozione sotterrata. Di solito nella vita facciamo esattamente l’opposto: proviamo a tenere a bada le ombre, a eliminare gli stimoli che possano portarle alla luce. Reprimiamo. Ma inevitabilmente l’ombra reclama attenzione e attrae nella nostra vita tutti gli elementi, persone, situazioni, che possano farla emergere. Più è forte la repressione di quell’ombra, più cercherà la forza per essere ascoltata.

Recuperare l’ombra significa recuperare le energie dei desideri e dei bisogni inascoltati. Portare l’ombra alla luce, alla coscienza. E in tutto questo la colpa non è altro che il guardiano della prigione dove è contenuta l’ombra. La colpa è il buttafuori che blocca il flusso nel corpo e tende a polarizzare mente e corpo, cuore e ragione.

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